Martedì, 17 Febbraio 2009 23:06

Lettera a Maroni

Scritto da  Gerardo

Ci uniamo allo sdegno espresso al ministro Maroni dai "beati costruttori di pace".
Siamo in un tempo in cui il senso della misura non raggiunge mai i limiti.
Che Fare? La consolazione spesso fa invocare di lasciare questo paese, ma poi... questo è il nostro destino, qui va giocata la nostra partita (A.N.)

Signor Ministro,
da alcuni giorni le sue uscite sono sempre più sconcertanti. Più che appelli alla legge e al diritto i suoi sono dei veri e propri bollettini di guerra contro le persone più povere e più sfortunate.
Invece di affrontare con tempestività ed efficacia i fatti di xenofobia, razzismo e di violenza, in particolare contro le donne, che sono avvenuti ultimamente in Italia, Lei si è personalmente impegnato in una crociata contro quelli che definisce "i clandestini", ma che tali non sono.
Clandestino è un individuo che sparisce dalla circolazione, perché ha compiuto qualche crimine o qualche atto vergognoso.
Paragonare gli stranieri senza documenti di soggiorno a dei delinquenti in clandestinità è una forzatura che rende sempre più difficile la governabilità sociale. L'unico "delitto" dei cittadini stranieri che vengono in Italia senza visto di ingresso sono il bisogno di lavoro e la fiducia in una promessa di riscatto. Queste persone non sono sparite dalla circolazione. Sono tutte ben presenti e visibili sia a Lampedusa, come nelle nostre città. Perché non propone delle retate a sorpresa in tutte le case dove vive un anziano disabile? Quelli sono i veri covi dei "clandestini"; li troverà intenti nell'unica forma di "delinquenza" che praticano: accudire vecchi non autosufficienti in cambio di una misera paga e di rari momenti di libertà. Quanto incoscienti sono gli italiani, che affidano la parte più delicata e importante della loro vita e della società, i bambini e gli anziani, a donne "delinquenti" di altri paesi!
Dobbiamo invece, signor Ministro, riscontrare che non sono gli immigrati i veri clandestini, ma lo Stato. È lo Stato ad essere latitante, quando non consegna i documenti agli immigrati regolari nei 20 giorni previsti dalla legge. È lo Stato ad essere clandestino, quando si nega totalmente a coloro che chiedono di essere riconosciuti. Il reato di clandestinità, da Lei fortemente voluto, dovrebbe riguardare i funzionari dello Stato e primo di tutti Lei stesso, signor Ministro.
Per questo Le chiediamo di non etichettare come "clandestini" le persone cui spetta il diritto di essere riconosciute come tali e di esser rispettate nella loro dignità e anche per il coraggio con cui hanno affrontato peripezie, rischi, sofferenze nel loro viaggio della speranza; a volte a costo della vita.
L'Italia oggi nel mondo è quella che gli immigrati presentano e fanno conoscere ai loro Paesi, e sono proprio tanti... E non è certo bella l'immagine che Lei e il suo partito state producendo.
Lei, signor Ministro, si propone come "cattivo" con gli immigrati non riconosciuti. Ci permettiamo di ricordarLe che per mandato e compito costituzionale non deve essere né buono né cattivo, ma assicurare la difesa dei diritti umani nella legalità.
Per ottenere un momentaneo consenso elettorale Lei e il suo partito vi siete lanciati in una serie di proposte legislative di accanimento verso i più poveri e i più sfortunati, condannati a portare il peso di una crisi mondiale, che dovrebbe trovare nella corresponsabilità e nella solidarietà le chiavi per riconoscere e affrontare i conflitti che ne derivano. E oggi questi "disgraziati" si trovano privati anche del diritto previsto dalla Costituzione (art. 32) di essere soccorsi dalle strutture sanitarie, anche in caso di estremo bisogno. Anche i medici sono chiamati a fare i poliziotti!
Creare un clima di sfiducia e contrapposizione nella società, predisporre il terreno per una guerra tra poveri, già ora comportano tensioni e atteggiamenti pericolosi per tutti, per la tenuta della convivenza civile e della democrazia.
Da parte nostra vogliamo dire grazie a tutti gli immigrati che hanno accettato di fare i lavori più umili, anche se con titoli di studio e competenze per lavori più qualificati, e a tutte le badanti che assistono i nostri anziani non autosufficienti realizzando un servizio sociale, che lo Stato in questo momento non sarebbe in grado di assolvere con le attuali strutture.
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